"Troverai più cose nei boschi che nei libri.
Gli alberi e i sassi ti insegneranno cose che nessun uomo ti potrà dire.”
Bernard di Clairvaux
Una delle tendenze nel panorama pedagogico a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni è la riscoperta del concetto di natura nell’educazione, sia per quanto riguarda l’infanzia, sia per quanto riguarda altre aree del sociale come la disabilità e la terza età. Tutto ruota intorno al concetto di Outdoor Education, che sta ad indicare l’educazione in ambienti naturali.
Ma in cosa consiste l’esperienza pedagogica dell’Outdoor Education?
«A livello internazionale ci si riferisce a una vasta area di pratiche educative il cui comune denominatore è la valorizzazione dell’ambiente esterno nelle sue diverse configurazioni, assunto come ambiente educativo.»[Farné, 2014]. In pratica, questo orientamento, come sostiene il pedagogista Farnè, «pone “semplicemente” l’accento su un punto di vista, o meglio, su un orientamento pedagogico: quello di valorizzare al massimo le opportunità dello star fuori (out-door) e del concepire l’ambiente esterno in sé come luogo di formazione».
Questa corrente filosofico-pedagogica, letteralmente tradotta in “educazione fuori dalla porta”, è quindi un insieme di pratiche educative-didattiche che si basano sull’utilizzo dell’ambiente naturale come spazio privilegiato per le esperienze e per l’educazione. Nata in Germania e diffusa soprattutto nel Nord Europa (Svezia, Norvegia) nella seconda metà del Novecento (cfr. Farnè e Agostini, 2014), l’Outdoor Education oggi influenza sempre più le correnti pedagogiche europee, orientando diverse esperienze di educazione all’aria aperta anche in Italia.
In particolare, il carattere distintivo dell’Outdoor Education si configura in un approccio sensoriale-esperienziale mirato allo sviluppo della persona e al suo apprendimento, all’interno di un contesto di relazioni che caratterizzano la sua vita sociale. L’ambiente esterno, “outdoor”, assume la valenza di un contesto educante che, oltre ad essere un luogo in cui si apprende, offre l’opportunità di rafforzare il senso di rispetto per l’ambiente naturale e consente di esprimere e potenziare le competenze emotivo affettive, sociali, espressive, creative e senso-motorie.
Perchè quindi scegliere questo approccio?
i boschi, i giardini, i campi, dal punto di vista pedagogico rappresentano vere e proprie risorse per un’educazione efficace, stimolando la creatività, il rispetto per l’ambiente e un’interazione attiva ricca di stimoli;
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vengono potenziate maggiormente le abilità senso-motorie, la cooperazione e collaborazione tra pari e le relazioni intra-generazionali;
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crescono le opportunità di esplorare e sperimentare in un ambiente non statico e chiuso come ad esempio, l’aula scolastica.
Si può dire che forse l’Outdoor Education sia la meravigliosa evoluzione della Pedagogia di autori visionari come John Dewey, Rousseau, Steiner o anche Alexander Neil, in cui l’esperienza, l’ambiente esterno, il legame con la natura erano considerati concetti chiave dell’educazione.
Oggi più che mai – nell’era della globalizzazione e dell’urbanizzazione sfrenata – quest’esigenza di ritornare alla natura sembra quasi il grido d’aiuto di una società in cui bambini e adulti, da troppo tempo, non sperimentano più questo contatto. Forse proprio L’Outdoor Education potrebbe essere la chiave per riscoprire l’imprescindibile legame tra “uomo e natura”?
Durante i primi mesi al nido osserviamo spesso che le uscite in giardino costituiscono per i bambini non solo occasioni per giocare all’aperto con i giochi pre-strutturati presenti, ma anche e soprattutto opportunità di scoperta, ricerca, esplorazione e conoscenza. Scoprire ed osservare piante, animali e insetti, raccogliere rami, foglie e fiori, fare buche nella terra,ecc...
In genere sono queste le azioni dei bambini in giardino, ed ognuna è vissuta con entusiasmo, godendo della meraviglia che suscita inevitabilmente ogni nuova scoperta.
Il bambino cresce attraverso le relazioni con persone, cose ed anche attraverso il rapporto con gli spazi in cui può muoversi e raccogliere sensazioni e messaggi.
Un giardino da vivere al nido può diventare fonte di scoperta/ricerca, un giardino opportunamente pensato dall’adulto può divenire un “grande atelier all'aperto” dove sviluppare esperienza di sé e del mondo.