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"Bisogna assecondare quanto più possibile il desiderio di attività del bambino; non servirlo, ma educarlo all’indipendenza."

M. Montessori

 

Quante volte ci ritroviamo a parlare insieme ai genitori sul perché i bimbi al nido mangiano con piacere determinate pietanze che a casa,al contrario rifiutano a priori.

"Non riesco a far mangiare la frutta a mio figlio".

"La mia bambina non vuole vedere neanche una verdura nel piatto".

"Può digiunare per giorni".

Partiamo dal presupposto che nessun bambino si affama in modo consapevole.

Se a scuola mangia, la questione non è legata al rifiuto del cibo ma bisogna lavorare sulla modalità con cui si propone il momento del pasto.

Ansie e preoccupazioni non aiutano, meglio un atteggiamento sereno e tranquillo,non sempre facile, ma acquisibile.

Ma perché c'è un approccio diverso con il cibo fra il nido e casa?

I motivi che influiscono possono essere diversi.

In primo luogo, a scuola il bambino si confronta con regole ferme e stabili.

Il menu del giorno è fisso e deciso senza possibilità di soluzioni alternative (a meno che non ci siano validi motivi alla base, ad esempio allergie e intolleranze).

Al contrario, a casa spesso accade che mamma o papà cedano dinanzi alle insistenze del bambino, finendo così per assecondare le bizze, pur di farlo mangiare.

A scuola, la presenza di altri bambini costituisce un forte stimolo e un modello sociale da imitare:il piccolo vuole fare e sentirsi come gli altri, per cui mangia e si adegua all’ambiente.

Ma allora cosa è consigliabile fare?

L’esperienza positiva della scuola evidenzia come il bambino abbia buone risorse di adattamento e sia capace di mangiare in modo più variegato e meno selettivo rispetto a quanto faccia a casa.

In altri termini, ciò evidenzia come il problema non stia in un reale rifiuto e disgusto verso certi cibi, quanto piuttosto in una differente reazione del piccolo al diverso approccio esterno.

Pertanto si tratta di cambiare gradualmente atteggiamento a tavola.

Innanzitutto smettiamo di offrirgli soluzioni alternative a ciò che è previsto e cucinato, altrimenti il bambino non imparerà mai ad adattarsi a ciò che gli viene proposto.

Poi proviamo a mettere poche cose nel piatto, lasciando che si senta libero di attingere autonomamente dal vassoio in tavola.

Nel caso in cui abbia un atteggiamento di rifiuto, evitiamo di entrare in conflitto con lui. Proponiamogli di assaggiare e poi cambiamo argomento, parlando di altro e cercando di rendere il clima il più possibile sereno e tranquillo, oltre che di distrarre l’attenzione generale dal piatto.

Impariamo anche a tollerare che qualche volta possa mangiare meno.

Quando assume un atteggiamento conciliante, rinforziamolo ed elogiamolo a parole.

 

Rendere invitante e divertente il piatto può essere un'ulteriore proposta sulla quale lavorare ed il nostro è un servizio per la prima infanzia che presta attenzione ad ogni dettaglio a partire dall’alimentazione.

Offriamo la cucina interna che provvede a pasti sempre freschi, sani e deliziosi in linea con le direttive curate per noi da validi nutrizionisti e presentati in modo sfizioso per educare il bambino ai gusti dei cibi che seguono scrupolosamente la stagionalità degli alimenti.

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